domenica 21 dicembre 2008

Tired of Singing Trouble. 3


Le migliori notizie della settimana dal 15 al 21 dicembre 2008.

Il cuore colpito da infarto 
può ripararsi da solo

La nostalgia non è un male
ha un potere terapeutico

Una risata fa davvero bene alla salute
L'ennesima conferma dal Giappone: i bimbi allattati da mamme «allegre» stanno meglio

Riscaldamento dal sottosuolo
Ikea rilancia la geotermia

Torino, arriva l'eco-stadio
riciclato dal Delle Alpi

Fotografata l’azione dell’energia oscura
La prova della sua esistenza dalla «paralisi» di crescita di alcune galassie

Paula: i primi bagnetti allo zoo di Berlino

Science: le 10 scoperte dell'anno
«Vince» la riprogrammazione cellulare. Al secondo posto l'osservazione di pianeti extrasolari

Gas e luce, a gennaio i primi cali
bollette più leggere del 5 e dell'1%

Scuola, il primato dei bimbi italiani
figli delle 'vecchie' elementari

P2p, le major ci ripensano
non perseguiranno i "pirati"

Un’ora di corsa intensa 
e l’appetito se ne va
Una ricerca inglese dimostra come l’esercizio aerobico interferisca con i livelli degli ormoni della fame

Scoperta su Marte una zona 
più favorevole alla vita
E' la «Fossa del Nilo», ricca di carbonati e altri minerali legati alla presenza dell’acqua

Editoria, prove di potere rosa
Aumentano le donne ai vertici: sono il 36% E 4 libri pubblicati su 10 hanno firme femminili

domenica 14 dicembre 2008

Tired of Singing Trouble. 2

Le migliori notizie della settimana dall'8 al 14 dicembre.



Vendemmia da record

L'Italia supera la Francia

È di nuovo primo produttore al mondo http://www.corriere.it/economia/08_dicembre_09/fausta_chiesa_vendemmia_record_italia_abd5f2a0-c5be-11dd-a2ac-00144f02aabc.shtml


Google Zeitgeist 2008: Saviano, Olimpiadi, Fiat 500

http://zambardino.blogautore.repubblica.it/2008/12/10/google-zeitgeist-2008-olimpiadi-500/


Contraccezione: arriva la "biopillola"

E' priva degli effetti collaterali di quelle attuali, che interrompono la produzione ormonale di tutto il corpo

http://www.corriere.it/salute/08_dicembre_09/biopillola_contraccezione_ormoni_c176a5f4-c619-11dd-a2ac-00144f02aabc.shtml


Dimezzare i morti entro il 2010

Il traguardo Ue è ora possibile

Il famoso obiettivo di ridurre entro il 2010 del 50% il numero delle vittime da incidenti stradali, potrebbe essere davvero raggiunto dall'Italia. Ecco perché

http://www.repubblica.it/2008/12/motori/motori-dicembre-2/traguardo-2010/traguardo-2010.html


L'altro calcio di Clarence Seedorf

"Troppo odio, sembra una guerra"

http://www.repubblica.it/2008/12/sezioni/sport/calcio/seedorf-razzisma/seedorf-razzisma/seedorf-razzisma.html?ref=hpspr1


Golden Globes, in corsa Gomorra

Nomination postuma per Ledger

Il film tratto dal romanzo di Saviano fa parte della cinquina per il miglior film straniero

http://www.corriere.it/cinema/08_dicembre_11/golden_globes_gomorra_ledger_94cbe4de-c79e-11dd-a4b9-00144f02aabc.shtml


"L'iPod sarà un flop", le previsioni scientifiche più sbagliate

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/tecnologia/grubrica.asp?ID_blog=30&ID_articolo=5470&ID_sezione=38&sezione=News


Obama, Lehman, Mumbai:i fatti più importanti del 2008

http://www.repubblica.it/2008/12/sezioni/esteri/top-ten-time/top-ten-time/top-ten-time.html


Da Gomorra a Stoccolma

Io e i fantasmi dei Nobel

http://www.repubblica.it/2008/11/sezioni/spettacoli_e_cultura/saviano-rushdie/saviano-fantasmi-nobel/saviano-fantasmi-nobel.html


Telethon record nonostante la crisi

Raccolti oltre 31 milioni di euro

http://www.corriere.it/cronache/08_dicembre_14/telethon_record_c7aed196-ca18-11dd-9bd9-00144f02aabc.shtml

venerdì 12 dicembre 2008

Glamourama. 2. Goop.com: se lo dice Gwyneth.


Giuro che quando ho avuto l'idea del mio blogghino non immaginavo lontanamente l'esistenza di questo sito. L'ho letto su una rivista: Gwyneth Paltrow ha lanciato il suo website goop.com. Ci si aspetterebbe la solita biografia, le risorse multimediali - foto, video -, la filmografia. E invece no. Perché la cara Gwyneth, che più che un essere umano pare una sorta di alieno o semidio sceso fra noi mortali per umiliarci con la sua bellezza, bravura, eleganza, perfezione e meravigliosa famiglia, più che promuovere la propria immagine e il proprio lavoro, dispensa consigli a tutto tondo. Tutto ciò che rientra nella categoria lifestyle lo trovate lì, perché, come recita
programmaticamente la nostra nel presentare le finalità del sito, "GOOP.com è una raccolta di esperienze di ciò che rende bella la vita. La mia vita è bella perché io non vivo passivamente. Amo viaggiare, cucinare, mangiare, prendermi cura del mio corpo e della mia mente, lavorare sodo."
E allora ecco le sezioni del sito: Make (Creare), Go (Andare), Get (Comprare), Do (Fare), Be (Essere), See (Vedere). Le sezioni ben sintetizzano l'approccio minimal del sito, anche visivamente parlando molto bello, pulito, semplice, di facilissima fruizione. Very Gwyneth, insomma. Sfondo bianco, caratteri eleganti, le varie sezioni accompagnate da efficaci e talvolta poetici disegni esplicativi (esempio: a "Be" corrisponde la sagoma di una farfalla). In sintesi, la bella Gwyneth, che si ritiene fortunata e ricca di esperienze da condividere (e vorrei ben vedere), vuole insegnare anche a noi il cammino che l'ha portata a essere la donna, moglie, mamma consapevole che è oggi.
Ora: sarebbe troppo facile ironizzare sul fatto che, col bagaglio genetico che si ritrova (dicasi bellezza+talento) abbia fatto un po' meno fatica di tanti altri. Oppure si potrebbe dire che è facile vivere una vita bella quando si hanno i miliardi. L'uomo della strada lo direbbe, e la tentazione verrebbe pure a noi.
Però... Però mi piace l'approccio. Perché è anche il mio, è quello che voglio trasmettere col mio ben più umile e sgangherato blogghino. Non dobbiamo sopravvivere, dobbiamo vivere, aumentare la qualità della nostra vita per quanto nelle nostre possibilità. Prenderci cura di noi, del corpo e della mente, ha ragione la cara Gwyneth, armonizzarci con la realtà circostante e cogliere tutte le occasioni di felicità e di godimento che ci riserva. E farlo con calma, consapevolezza, senza rincorrere inutili chimere... Quando stiamo bene dobbiamo esercitarci a cogliere il presente nella sua interezza, come si fa con un esercizio fisico, perché nel momento del dolore, della difficoltà, della sofferenza - che arriverà, è fisiologicamente inevitabile - saremo più forti, più pronti ad accogliere tutto ciò che il nuovo giorno ci porterà, a esserne grati anche se il dolore sarà immenso.
E per fare questo non occorre essere una fighissima attrice di Hollywood. Aiuta, ma non basta.
Quindi brava Gwyneth: è una goccia nel mare, però finalmente un messaggio di positività, serenità, calma, un invito al godimento e all'arricchimento interiore.
Bene. Detto questo, mi promettete che non mi tradirete ? ;)

giovedì 11 dicembre 2008

Cineparadise. 2. Il Divo: una cupa storia rock'n'roll.


Ne Il Maestro e Margherita, il personaggio di Pilato, protagonista del romanzo scritto dal Maestro, soffre di indicibili emicranie. Il senso di colpa per avere mandato a morte Yeshua Hanozri, il messia venuto a portare una nuova Parola, lo perseguita per tutta la vita, e anche dopo la morte, in un limbo di solitudine alleviato dalla sola compagnia del suo amato cane.
Ne Il Divo, ultima opera di Paolo Sorrentino, la prima immagine di Giulio Andreotti è grottesca e cupa: tanti piccoli aghi gli cingono il capo a mo' di aureola, ennesimo rimedio contro quel mal di testa che lo perseguita da quando Aldo Moro morì, segno tangibile di un senso di colpa perpetuo. 
Da qui inizia un film inaspettato e bellissimo, una biografia dal deciso piglio rock, che racconta la "spettacolare vita di Giulio Andreotti", come recita il sottotitolo, partendo con un attacco furibondo e violento, come nelle migliori rock song: la sequenza dei morti eccellenti dalla fine degli anni Settanta ai primi anni Novanta, da Moro a Falcone, accompagnati dal teso sottofondo di Toop Toop dei Cassius e da efficaci didascalie tridimensionali rosso fuoco. Altro spaventoso momento rock, accompagnato dalla splendida Nux Vomica di The Veils, la scena dell'assassinio di Salvo Lima per mano mafiosa.
La storia parte così dall'ultimo, il settimo, mandato di Giulio Andreotti quale capo del governo (1991), per arrivare al 1993, l'anno del maxiprocesso per associazione mafiosa, passaggio cruciale dalla Prima alla Seconda Repubblica, che lo vede stanco, sofferente, in preda a insospettabili attacchi di ansia, eppure ancora così potente, cinico, resistente.
Poeticamente efficace la scelta di osservare il Divo Giulio nel momento più crepuscolare della sua vita, nel suo canto del cigno, testimone ancora una volta dei grandi eventi italiani eppure più fragile, vulnerabile, esposto.
Più umano. Non sono d'accordo con chi parla di un Andreotti marmoreo, cinico, freddo, impenetrabile e insensibile. Ciò è vero, ma non è del tutto vero.
Più che The rise and The fall, è infatti l'acme e il subitaneo declino ciò che più interessa Sorrentino, è il cruciale confronto col bilancio della propria vita che genera il dramma privato, la ferma convinzione che "E'inimmaginabile per chiunque la quantità di Male che bisogna accettare per ottenere il Bene": e in questo le parole di Moro, terribili, accusatorie, un vero anatema, sono un po' il contrappunto, la coscienza di tutto il film, il confronto inevitabile e necessario che Andreotti con ogni mezzo aveva voluto evitare e che pure infesta la sua mente sottoforma di terribili emicranie.
Immagini memorabili: Andreotti con il capo trafitto dagli spilli, Andreotti che cammina per una struggente Roma notturna circondato da una poderosa scorta armata, Andreotti che pedala sulla ciclette, Andreotti imbacuccato e col colbacco sotto la neve, i telegatti ricevuti da Andreotti in fila ordinata sopra il camino, i vecchi elettori di Andreotti a fargli visita ogni domenica in cambio di aiuto - regali, giocattoli, denaro -, le vivaci e spregiudicate manovre della corrente andreottiana prima dell'elezione per il Presidente della Repubblica - bruscamente interrotte dall'attentato a Falcone, il suicidio di Raul Gardini e il suo ritratto di Warhol macchiato di sangue, l'insensata corsa di Andreotti sul pavimento di casa in preda a un folle attacco d'ansia, e poi una delle più belle scene d'amore del nostro cinema: Andreotti e la moglie Livia che, ascoltando
migliori anni della nostra vita di Renato Zero, si tengono per mano senza dire nulla, in un attimo denso, delicato, eloquente, misurato. 
Gli attori sono meravigliosi, perfetti, indimenticabili: partendo da Toni Servillo, mostruoso, e non solo per l'incredibile make-up di scena, circondato da Anna Bonaiuto e Piera Degli Esposti, rispettivamente la moglie Livia e la fidata segretaria signora Enea, a lui devote con amore rispetto e fermezza, accanto a Flavio Bucci nei panni del fedele braccio destro Franco Evangelisti ("Oggi quanto me fai penà, a volerte bene..."), e poi la corrente andreottiana della Democrazia Cristiana, i "brutti ceffi" che lo attorniano per portarlo al Quirinale ("Gli alberi, per crescere, hanno bisogno del concime", dice Andreotti a chi gli fa notare che si sta circondando di cattive compagnie), una vera e propria band tra cui spiccano un eccezionale Carlo Buccirosso (Paolo Cirino Pomicino) e Massimo Popolizio (Vittorio Sbardella), nei panni del terribile Squalo, figure borderline destinate a finire sotto il giudizio di Mani Pulite.
C'è il grottesco, c'è la tragedia privata, c'è la riflessione allegorica sul potere e sulle sue implicazioni, c'è l'intrattenimento, le frasi memorabili, c'è una colonna sonora quanto mai congrua e calzante, c'è persino un andamento da spy story, da intrigo politico, quando entrano in scena i pentiti di mafia: facce perfette, terribili, ritmo serrato, sceneggiatura infallibile, il tutto intessuto di comico e tragico equamente distribuiti.
Sorrentino sceglie non solo uno stile modernissimo e barocco, grottesco e teso, per raccontare questa storia spettacolare, ma sceglie di non giudicare, di mostrare semplicemente ciò che è stato, lasciando allo spettatore il godimento e il piacere di trarre le proprie conclusioni. Con un tocco di umanissima pietas nei confronti del suo protagonista, non solo nelle scene di affetto muto con la moglie, la segretaria e l'amico Franco, ma anche in quel terribile, liberatorio monologo-confessione che è una vera e propria apologia del potere di dostoevskijana memoria.

"Livia, sono gli occhi tuoi pieni che mi hanno folgorato un pomeriggio andato al cimitero del Verano. Si passeggiava, io scelsi quel luogo singolare per chiederti in sposa – ti ricordi? Sì, lo so, ti ricordi. Gli occhi tuoi pieni e puliti e incantati non sapevano, non sanno e non sapranno, non hanno idea. Non hanno idea delle malefatte che il potere deve commettere per assicurare il benessere e lo sviluppo del Paese. Per troppi anni il potere sono stato io. La mostruosa, inconfessabile contraddizione: perpetuare il male per garantire il bene. La contraddizione mostruosa che fa di me un uomo cinico e indecifrabile anche per te, gli occhi tuoi pieni e puliti e incantati non sanno la responsabilità. La responsabilità diretta o indiretta per tutte le stragi avvenute in Italia dal 1969 al 1984, e che hanno avuto per la precisione 236 morti e 817 feriti. A tutti i familiari delle vittime io dico: sì, confesso. Confesso: è stata anche per mia colpa, per mia colpa, per mia grandissima colpa. Questo dico anche se non serve. Lo stragismo per destabilizzare il Paese, provocare terrore, per isolare le parti politiche estreme e rafforzare i partiti di Centro come la Democrazia Cristiana l'hanno definita "Strategia della Tensione" – sarebbe più corretto dire "Strategia della Sopravvivenza". Roberto, Michele, Giorgio, Carlo Alberto, Giovanni, Mino, il caro Aldo, per vocazione o per necessità ma tutti irriducibili amanti della verità. Tutte bombe pronte ad esplodere che sono state disinnescate col silenzio finale. Tutti a pensare che la verità sia una cosa giusta, e invece è la fine del mondo, e noi non possiamo consentire la fine del mondo in nome di una cosa giusta. Abbiamo un mandato, noi. Un mandato divino. Bisogna amare così tanto Dio per capire quanto sia necessario il male per avere il bene. Questo Dio lo sa, e lo so anch'io."