giovedì 21 agosto 2008

Mondello.

Vorrei poter spiegare la bellezza del mare di Mondello. Siccome non posso, voilà. Buona giornata a tutti.

lunedì 18 agosto 2008

A grande richiesta.


Da diverse parti - ma da una in particolare - mi arriva la richiesta di spiegare chi, o meglio COSA è, l'essere che campeggia nella homepage del mio blogghino.


Chiamasi TAREPANDA.


In giapponese la parola tare significa pigro ma indica anche la posizione a pancia in giù, dunque, in un modo molto semplicistico ma efficace, potremmo chiamarlo pigropanda o pandapigro. Ora, poiché già di per sé il panda non passa per animale dinamico e vivace, l'appellativo tare dà la misura della sua inguaribile lassezza. Tale lassezza è quantificata dalla sua velocità: 2,75 metri all'ora, per di più rotolando. Il Tarepanda infatti non cammina, né a due né a quattro zampe. Gli piace mangiare i suama - dolcetti giapponesi di colore rosa - e darsi al relax in comode tazze da tè. Il che dà un'idea anche delle sue ridotte dimensioni - può stare nel palmo di una mano adulta!

Maschio, femmina? Non si sa bene. Sono tutti uguali. Così come non è stato ancora accertato se abbiano gli occhi aperti o chiusi. Si dice che si riproduca per divisione, ma tengo a ripetere che sono ben poche le notizie certe riguardo questo strano essere. Di sicuro si sa che la sua mamma è una bravissima disegnatrice giapponese di nome Hikaru Suemasa.


Si ritiene che il grande successo del Tarepanda sia dovuto alla facilità con la quale ognuno di noi può immedesimarsi in lui (o lei... Boh!). Siamo tristi, stanchi o depressi? Il Tarepanda ci viene in soccorso con la sua tenerezza irresistibile e ricordandoci che, nel momento della difficoltà, non siamo gli unici a sentirci giù.

martedì 12 agosto 2008

Spiaggia di Cefalù, domenica 10 agosto 2008.

voglio un mondo comico voglio un mondo che faccia ridere un cielo comodo che qualcuno s'affaccia a rispondere voglio svegliarmi quando voglio da tutti i miei sogni voglio trovarti sempre qui ogni volta che io ne ho bisogno voglio volere tutto così voglio riuscire a non crescere voglio portarti in un posto che tu proprio non puoi conoscere voglio tenere qualcosa per me qualcosa che sia per me per me voglio il tempo libero sì ma libero proprio ogni attimo e alzare il minimo con la vita che mi fa solletico voglio restare sempre sveglio con tutti i miei sogni voglio tornare vergine ogni volta che io ce n'ho voglia voglio volere tutto così voglio riuscire a non crescere voglio portarti in un posto che tu proprio non puoi conoscere voglio tenere qualcosa per me qualcosa che sia per me per me voglio volere io voglio un mondo all'altezza dei sogni che ho voglio volere voglio deciderlo io se mi basta o se no voglio volere voglio godermela tutta fin quanto si può si può voglio un mondo comico che se ne frega se sembra ridicolo un mondo facile che paga lui e vuol fare lo splendido voglio non dire mai è tardi oppure è peccato voglio che ogni attimo sia sempre meglio di quello passato voglio volere tutto così voglio riuscire a non crescere voglio portarti in un posto che tu proprio non puoi conoscere voglio tenere qualcosa per me qualcosa che sia per me per me voglio volere io voglio un mondo all'altezza dei sogni che ho voglio volere voglio deciderlo io se mi basta o se no voglio volere voglio godermela tutta fin quanto si può si può

Sicilia bedda.

Sono in Sicilia da giovedì. Quanto amo questo posto... Il sole è incandescente, il cielo più blu del blu, il mare uno specchio. E poi ci sono gli odori, questi odori fortissimi di salsedine, carne arrostita, fogna, immondizia, asfalto caldo, fiori. Tutti i sensi sono perennemente allertati in Sicilia. E poi c'è la gente. Meravigliosa, ospitale, diffidente, unica gente siciliana.

martedì 5 agosto 2008

Preparativi.

Questi sono in assoluto i giorni pre-partenza più strani che abbia mai vissuto. Non sono minimamente ansiosa, sono altresì malinconica e ho lo strano atteggiamento di curiosa attesa di ciò che verrà. Una sana nonchalance spruzzata da un simpatico tocco di fatalismo.

sabato 2 agosto 2008

Esodo.

A tutti i giornalistucoli italiani: vogliamo finirla di utilizzare una parola tragica come "esodo" ogni volta che inizia la transumanza nazionale verso le località di villeggiatura?

Sympathy for the Rolling Stones.


Meravigliosi Rolling Stones. Deliziosi, ormonali, tossici vecchietti rock'n'roll. Li ho "riscoperti" ultimamente, dopo un ventennio d'oblio dovuto al martellamento paterno che, desideroso di farmeli amare, ha sortito l'effetto contrario prolungando la mia ribellione adolescenziale ben oltre i tempi regolamentari.

Quasi trentenne, non passa giornata senza una loro canzone. Sono incazzata, felice, triste, disperata, disgraziata, depressa, nevrotica, stilosa, ansiosa, presuntuosa, odiosa, antipatica, insopportabile? Ascolto i Rolling Stones e trovo la mia canzone. Però ce n'è una a cui va la palma della "Sara's song of the moment". Sympathy for the Devil è una canzonaccia, nella migliore accezione del termine. Brutta, sporca e cattiva, amorale, diabolica, provocatoria, insinuante, ma quanto fascinosa... Un testo meraviglioso, elegante e sbruffone, una musica in crescendo serpentino, pianoforte percussioni chitarra, la voce fumosa di Mick Jagger e quei coretti insolenti, "wuh wuh"... Perfetta per questo momento della mia vita politically uncorrect in cui cerco di uscire un po' dal mio solito ruolo esplorando gradazioni inedite e cercando ossessivamente risposte alle mie mille domande, si presta all'ascolto in loop per ore intere.

Poi ci sono Gimme Shelter, Satisfaction, Jumpin' Jack Flash, You can't always get what you want, She's a Rainbow, Get off my Cloud, Wild Horses, Paint it Black, Brown Sugar, Angie, It's only rock'n'roll (but I like it). Ma questa è un'altra storia.