mercoledì 1 luglio 2009

L'estate secondo me.

Arrivava l'estate e quand'ero bambina, poiché i miei genitori lavoravano tutto il giorno, finite le attività estive della scuola passavo le giornate con mia nonna Anaide.
Era rimasta vedova e abitava al piano terra di una vecchia casa di borgo San Paolo.
Talvolta avevo l'impressione che tollerasse la mia presenza, ma penso che ciò fosse dovuto alla tristezza per la mancanza del nonno, e non al fastidio di avermi in casa.
Anzi, le tenevo compagnia e, alle volte, mi incaricava di comprarle il pane o il latte all'alimentari di quartiere.
Erano giornate lunghe e calde. Non c'era molto modo di rinfrescarsi.
Però arrivava un momento che amavo tanto.
Quando rimanevo a cena da lei, dopo mangiato ci incamminavamo verso le panchine di corso Rosselli, sotto i platani ombrosi e imponenti.
Le macchine passavano veloci, e non c'era molto refrigerio.
Poi arrivava lui.
Era un signore anziano, sempre solo, e non parlava mai.
Si sedeva su una delle panchine, e iniziava a cantare. Sapeva a memoria una gran quantità di romanze, e le intonava con bellissima voce e a occhi chiusi.
La gente rideva di lui, ma io rimanevo incantata per la passione che sapeva infondere in quel momento di liberazione.
Poco tempo dopo venni a sapere che quel signore era mancato.
Mi spiacque come se fosse stato uno di famiglia.
Da allora, ogni estate, quando guardo le strade serali ancora arroventate dal sole della giornata, mi ricordo di quel signore innamorato della lirica e mi chiedo dove sia, sicuramente in un luogo dove nessuno ride di lui.

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