
Mani e unghie: ben poca cosa sembrerebbero, nell'economia volumetrica del corpo.
Eppure, se non curate, l'effetto finale è una complessiva sciatteria, sporcizia, per non parlare dell'output psicologico che trapela impietosamente, insomma un effetto che si estende, come una sineddoche, dalla parte al tutto.

Le mani, infatti, tradiscono l'età; il lavoro che si svolge; le abitudini - fumatore o non fumatore, ad esempio -; nel caso delle unghie, esse rivelano carenze alimentari, uno stato cronico di nervosismo o, peggio ancora, autolesionismo.
Su mani e unghie si riversano i nostri piccoli sfoghi a portata di mano: è molto più facile e veloce rosicchiarsi cuticole o unghie piuttosto che spaccare un piatto contro un muro o prendere a legnate il primo malcapitato.
Il problema, qui, è che il malcapitato siamo noi.
La cura dell'alimentazione, delle abitudini, l'equilibrio interiore sono davvero, e non mi stancherò mai di ripeterlo, l'alleato migliore per la nostra salute, e, conseguentemente, per il nostro aspetto, che non deve essere bello per se stesso, ma perché esprime uno stato interiore positivo.
Spero dunque che le mie pillole di esperienza possano esservi utili o anche solo farvi sorridere un po'.

Fino ai sedici anni, mia abitudine irrinunciabile era massacrarmi le unghie. Fino alla radice, fino a far fuoriuscire il sangue. Un giorno lo spettacolo penoso delle mie mani martoriate ebbe la meglio: non vi erano riusciti quegli stramaladetti smalti velenosi - chissà quanti di voi li avranno provati! -, ai quali mi abituavo all'istante con darwiniano masochismo; tutto poté il mio personale senso della decenza.
Smisi così, da un giorno all'altro. E, cosa sorprendente, si era venuto a creare un simpatico circolo vizioso per cui più mi piacevano le mie unghiette dall'aspetto finalmente umano, più diminuiva la tentazione di sfregiarle. Sì, sfregiarle come si sfregia la Pietà di Michelangelo, o il David. Con una voluttà rabbiosa di distruzione.
Iniziai a limarle, ad applicare uno smalto trasparente: andava sempre meglio.
Iniziai coi primi smalti colorati, acquistati al mercatino: bianco gesso, blu notte, glitterati. Not much classy, ma la cosa mi stava prendendo la mano. Abbellire le mani non era solo utile a me stessa, ma incredibilmente divertente.

Seguendo il trend già in corso nella mia personale scoperta di creme e make up, cominciai a sperimentare con le marche più svariate: dapprima quelle della grande distribuzione, poi i top brands: Chanel, Lancome, Dior. Non solo: avevo imparato a spingere indietro col bastoncino le cuticole, a limare e smussare gli angoli troppo squadrati, ad applicare creme idratanti per le mani - che, per mia fortuna, sono geneticamente lisce -, acquistai perfino un kit per la manicure professionale: il tutto con cadenza settimanale. Un rito, insomma.
Lunghe o corte, squadrate o arrotondate, french manicure o stesura tradizionale... Tutto dipende dal gusto personale e dalla conformazione dell'unghia stessa.
Ad esempio, avendo io unghie larghe e arrotondate, tendo a non farle crescere troppo e, una volta smussati gli angoli ed eliminate le cuticole, applico uno smalto ben visibile lasciando le due parti laterali dell'unghia libere (per dare l'illusione ottica che siano più strette). Rosso, fucsia, bordeaux, arancio sono i miei colori preferiti che, abbinati a un abbigliamento non troppo aggressivo - occhio! L'effetto carnevale è sempre dietro l'angolo - danno un twist unico e di grande effetto (provate il rosso su abiti neri... Amazing!).

Lo smalto funziona come il make up: più il contorno è esuberante, più deve rendersi discreto, e viceversa.
Come un qualsiasi accessorio, dà il tono all'insieme, ma non dimenticate quella spruzzata di ironia che mai deve mancare, pena l'effetto-femme fatale, davvero poco credibile. E, laddove lo smalto si metta da parte lasciando la ribalta ad altri elementi dell'abbigliamento, chiede solo di essere curato, semplice, pulito.
See ya.
1 commento:
Belloooo! Batto le mani ;)
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