martedì 21 ottobre 2008

Silky-smooth Zohan.


Può un film di rara incongruenza, imbecille nel senso migliore del termine, tenere inchiodati a una poltrona con la pancia in mano per quasi due ore? Può, può. Soprattutto se si tratta dell'ultima strepitosa performance di Adam Sandler, attore di notevole spessore purtroppo un po' sottovalutato in Europa.
Zohan, questo il titolo del film - terribile il sottotitolo italiano, come sempre: "Tutte le donne vengono al pettine" - può scatenare le reazioni più disparate, fin dalla visione della (inguardabile) locandina: un Adam Sandler in posa improponibile, l'enorme pacco in bella vista, i capelli phonati di fresco, shorts sbrindellati, orribili ciabatte e una kitchissima t-shirt di Mariah Carey epoca Heartbreaker
La storia è semplice quanto assurda: Zohan è il più temibile degli agenti del Mossad, dotato di un innegabile cattivo gusto e stallone di gran fama. Il guaio è la sua passione segreta: Zohan aspira a diventare un grande coiffeur, vuole fuggire, vuole ricostruirsi una vita a New York, lontano dalla guerra, vuole rendere le persone silky-smooth, di seta morbida. Così farà, trasformandosi nel richiestissimo Scrappy Coco, meraviglioso parrucchiere per signore old-fashioned, che, oltre a taglio e piega, offre un servizio ben più gradito. Ma il passato è in agguato...
Kitsch e politicamente scorretto com'è, il film mette in ridicolo una questione serissima come quella dell'odio israelo-palestinese, senza usare troppe metafore e utilizzando una tale quantità di luoghi comuni da far arrendere, esausto e divertito, lo spettatore più resistente. Una girandola di invenzioni nonsense, un ritmo indiavolato e degli attori spassosi e bravissimi: da Sandler, che conferma il suo talento comico accettando un ruolo inaccettabile, anzi divertendosi un mondo nel prestare una esplosiva fisicità e un caricaturale accento ebraico al suo personaggio, a un divertentissimo John Turturro nei panni del più acerrimo nemico palestinese di Zohan (da non perdere la parodia di Rocky...), alla deliziosa Emmanuelle Chriqui, padrona palestinese dell'hair parlour dove Zohan metterà in mostra il suo talento.
Le scene cult si sprecano, tanto da far diventare Zohan-addicted fin dalla prima visione. Si ama o si odia, Zohan: tutto sta nell'atteggiamento dello spettatore. Unico requisito richiesto: saper spegnere il cervello, e lasciarsi andare alla risate più sconvenienti, idiote e terapeutiche della stagione.
Ps: in attesa di Tropic Thunder, con il trio Stiller-Black-Downey Jr.

3 commenti:

Squilibrato ha detto...

Perfetta recensione! Lo cerco immediatamente!
Ho il desiderio di restare incollato alla poltrona e ridere un paio d'ore!

Anonimo ha detto...

Sarina, bella recensione. Ho visto questo film e sono d'accordo con te. In realtà poi mi sono addormentata ma non per il film...non so perché ma mi addormento quasi sempre al cinema anche se non sono stanca. :(
Noemi

Sara Giorgia ha detto...

Grazie cari.

In effetti è uno di quei film che ti fanno ridere in modo esagerato, ma per delle ragioni così idiote che quasi te ne vergogni.

Ma anche no! ;)